“Il mercante in fiera” di Luca Scarpetta

“Il mercante in fiera” (Edizioni Acar, 2008) è il terzo thriller di Luca Scarpetta, giornalista de “Il Cittadino”, che ha scoperto la vocazione per la scrittura ai tempi del liceo.

In un’Italia su cui aleggia lo spettro della crisi economica e i giovani vivono nel precariato, dove droga e prostituzione sono metastasi inestirpabili e gli anziani sono abbandonati a se stessi, Monza è teatro di efferati omicidi ad opera del Mercante in Fiera. Ma chi si cela dietro questo pseudonimo? Vittime che non hanno nessun legame tra loro, vengono barbaramente sgozzate e oltraggiate da un assassino che tiene in scacco carabinieri e giornalisti, lanciando loro una sfida secondo le regole dell’omonimo gioco di carte, che puntualmente vengono ritrovate sulla scena di ogni delitto. In una Monza dove il terrore regna sovrano, un giornalista e un insegnante si muovono, in contrapposizione alle autorità locali, alla ricerca del killer, imbattendosi in omertà e corruzione e la scoperta della sua identità sarà, per uno di loro, un fulmine a ciel sereno.

Ma i delitti efferati sono opera di un serial killer o di uno psicopatico? La realtà è ben più terribile. “Perché non è un maniaco. Perché è uno che sta cercando di dirci qualcosa. Perché è una specie di terrorista”(pag. 316). E il messaggio che vuole veicolare è che ogni cittadino ha il dovere e il diritto di vigilare su chi lo governa, controllandone l’operato e non facendosi manipolare dalla stampa asservita al potere, così come il potere non deve essere finalizzato a se stesso, ma essere al servizio del cittadino.

“Meglio dare una scossa, allora. Solamente una scossa, prima che accada l’ineluttabile. Come? Come ho fatto io. Ricordando che ogni potere, soprattutto quello democratico, senza un cane da guardia che lo controlli, rischia di diventare assolutismo; che se l’informazione abdica al proprio ruolo e i cittadini se ne infischiano, allora libertà e diritti civili sono in pericolo. Io non sono Jack lo Squartatore, non sono Patrick Bateman, e nemmeno G’mork, ormai l’avete capito. Sono una cosa diversa. Sono l’ignoranza e la paura, l’avidità e l’individualismo, l’arroganza del potere e l’accondiscendenza ad esso. Sono il Mercante in Fiera.” (pag. 363).

In questa cornice si intrecciano le vicende di diversi personaggi, tra i quali spicca Eugenio Monticelli, grande penna della carta stampata, che condivide con un’altra grande penna del giornalismo italiano (Indro Montanelli) l’acume “la politica ha confermato di volersi staccare completamente dal mondo reale, rifugiandosi in quello a se stante costituito dalle quattro mura delle case di riposo di Palazzo Chigi e Palazzo Madama” (pag. 11), gli occhi azzurrissimi e la biografia “ogni volta che vengo a pranzare qui, esco rimpiangendo le bettole di Montmartre dove mi rifocillavo quando ero corrispondente da Parigi” (pag. 52). I riferimenti alle attuali condizioni politiche, economiche e giudiziarie italiane sono lampanti: corruzione e concussione si affacciano sulle elezioni amministrative, un’azienda impegnata nel settore della raffinazione del petrolio è in realtà usata per riciclaggio di denaro, scambi di favori e promesse di avanzamento di carriera, … E in questo scenario il Mercante in Fiera vuole attirare l’attenzione su di sé per far comprendere come sia facile distogliere l’attenzione del cittadino dalla politica: omicidi in serie seminano il panico e i mass media sono abili a tenere focalizzato l’interesse su di essi, nonostante i carabinieri brancolino nel buio. Omicidi che hanno come oggetto vittime casuali, ma che incarnano i mali e i problemi della società.

Scarpetta, nativo del capoluogo brianzolo, regala puntuali descrizioni della città e della sua storia, permettendo al lettore di beneficiare di questo tour virtuale tra le vie della parte antica, scenario degli omicidi. La prosa asciutta è arricchita da citazioni letterarie: nelle varie sfide che il Mercante lancia a carabinieri e giornalisti, assume l’identità di Jack lo Squartatore, poi di Patrick Bateman (personaggio creato dalla fantasia dello scrittore californiano Bret Easton Ellis, protagonista del romanzo American Psycho) e infine di G’Mork, lupo mannaro, fra i personaggi de La storia infinita di Michael Ende.

Ma la frase che riassume degnamente il messaggio dello scrittore e descrive appieno la realtà italiana è pronunciata da un giovane studente e ribadita dall’insegnante: “In Italia ha sempre ragione chi urla di più”. “Esattamente come al mercato” (pag. 67).

© Monica Arianna Zanetti 2013

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